La consapevolezza che l’età giochi un ruolo importante anche per la fertilità maschile sembra persino minore: l’87% fornisce una risposta inadeguata (oltre i 45 anni) o non sa dare alcuna indicazione. Non va meglio se si osserva il campione di 13.973 studenti universitari. In particolare, per 4 intervistati su 10 non esiste un ‘orologio biologico maschile’, uno su 10 dichiara di non saperlo e il resto quasi sempre ritiene che abbia tempi più lunghi rispetto a quelli biologici.
Per gli uomini inizia a suonare già a 30 annni
L’orologio biologico esiste anche per lui. Il passare del tempo può ossidare gli spermatozoidi, indurre mutazioni del DNA e ridurre in tal modo la capacità fecondativa del seme. A partire dai 30 anni, inoltre, il testosterone diminuisce dell’1% ogni anno.
Eppure nove persone su dieci sanno poco di fertilità maschile e ignorano che già la coppia in cui l’uomo ha superato i 35 anni ha più difficoltà ad avere figli. Mentre l’età viene riconosciuta come fattore di rischio di infertilità quando interessa la donna. È quanto emerge dai risultati di un recente Studio nazionale fertilità promosso dal Ministero della Salute.
Il progetto, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), si è svolto da aprile 2016 a ottobre 2018 e ha visto la realizzazione di una serie di indagini rivolte sia alla popolazione potenzialmente fertile, sia ai professionisti sanitari. Ha preso in esame un campione di 21.217 persone di età 18-49 anni dei quali solo il 5% si è detto consapevole che le possibilità biologiche per una donna di avere figli iniziano a ridursi già dopo i 30 anni; mentre il 27% pensa che questo accada intorno ai 40-44 anni.
Fonte: http://salvatoresansalone.com/2019/05/14/orologio-biologico-maschile/

Prof. Salvatore Sansalone
Urologo – Andrologo
Consultant for Genito-Urethral Reconstructive Surgery
Vice President of MAB Society
Consultant Urologist of the Health Ministry
Senior Lecturer in Urology
Dept of Experimental Medicine and Surgery
University Tor Vergata, Rome, Italy