Probiotici: tra mito e realtà nell’impiego in Gastroenterologia

La rivista specialistica Gastroenterology & Endoscopy News ha dato risalto pochi giorni fa ad una recente bozza di linee guida redatta dalla FDA dovrebbe finalmente standardizzare un aspetto chiave delle industrie produttrici di probiotici che la comunità dei gastroenterologi continua tuttavia a ritenere ancora inadeguata per creare un clima di completa fiducia in questi prodotti.

 

Viene consigliato alle case produttrici di indicare nella lista dei componenti il contenuto in termini
di CFU( Colony Forming Unit n.d.r.) al posto della massa cellulare totale che include la quantità microbica viva e inerte.

 

La CFU rifletterebbe quindi l’ammontare dei microbi attivi contenuti nel prodotto.
Indicare la CFU e la massa totale microbica consentirebbe ai consumatori di identificare più facilmente l’ammontare dei microorganismi attivi e di comparare in tal modo i vari prodotti soprattutto in termini di effettiva efficacia.

 

Secondo uno dei maggiori esperti nel campo dei probiotici- il Dr.William Chey, Direttore del laboratorio di fisiologia gastrointestinale dell’ Università del Michigan Health System, Ann Arbor – non bisogna cadere nell’errore di considerare che un maggiore dosaggio equivalga ad un maggiore beneficio visto che vi sono esempi eclatanti del contrario.

 

Alcune raccomandazioni

I medici e i potenziali pazienti non devono confondere la quantità di microorganismi con l’efficacia clinica. Altra importante raccomandazione è di considerare che la quota di CFU viene misurata al momento della produzione ma il confezionamento ,il trasporto, l’immagazzinamento e il tempo trascorso sugli scaffali delle farmacie o dei consumatori stessi può ridurre notevolmente il numero di microorganismi attivi contenuti nei supplementi probiotici.

 

Probiotici

Va ricordato che l’interesse medico nel modificare la flora intestinale con l’introito di cibi o microorganismi risale ai primi del ‘900 quando fu teorizzato che alcuni tipi di latte e yogurt fossero in grado di apportare benefici.

 

Sebbene il meccanismo di azione dei probiotici in varie patologie non sia stato del tutto chiarito
sono state avanzate alcune ipotesi. Una di queste è che il microbioma intestinale influenzi l’ipersensibilità viscerale e il dolore e che il Lactobacillus induca una risposta dei recettori mu-oppiacei e cannabinoidi dell’epitelio intestinale capace di mediare il dolore in modo simile agli Oppiacei.

 

Un’altra ipotesi è la modulazione del sistema immunitario nelle complesse interazioni che
coinvolgono la cascata infiammatoria, la permeabilità intestinale e la conseguente disbiosi.

 

Dr. Vincenzo Anello

Dr. Vincenzo Anello

Specialista in Gastroenterologia

Patologie Emergenti

Poliambulatorio M.A.E.C.I – Roma